giovedì 9 aprile 2015

Commento alla lezione 4 del 11-03-2015: "LO STRUMENTO COME SFIDA"

Intendiamo la parola strumento non in senso fisico, ma mentale. Cioè andiamo alla ricerca di una struttura mentale entro la quale poterci muovere creando il nostro spazio operativo. Per costruirci questo spazio partiamo da tre parole chiave: paesaggio, strumento e paesaggio mentale.
La definizione data dal Prof. Antonino Saggio di paesaggio "è la rappresentazione estetica condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo". Attorno a questa definizione proviamo a ragionare.
Ambrogio Lorenzetti, Buon Governo, Siena, 1.338
Se chiedessimo a chiunque di pensare al primo paesaggio che viene in mente sicuramente le risposte sarebbero le più diverse, ma probabilmente, in percentuale, la risposta più frequente sarebbe: "il paesaggio toscano". Perchè questo? E' semplice, perchè storicamente si è tramandata da secoli la prima raffigurazione di paesaggio che lo testimonia ovverosia il dipinto "Buon Governo" di Ambrogio Lorenzetti del 1.338. Con questo si vuole dimostrare che "è la rappresentazione estetica", cioè non "è", ma "non è" la realtà, è la proiezione che apponiamo ala realtà. Il concetto di paesaggio, prima di questa data, non esisteva, poi a un certo punto arriva, relativo ad una parte coerente del mondo, cioè il mondo viene rappresentato secondo questo concetto di paesaggio legato alla pittura, alla rappresentazione estetica, è la visione, un modo di guardare.
Altro aspetto da indagare è "condivisa collettivamente e culturalmente", cioè non è rappresentazione estetica individuale. Si trova nel Palazzo di Siena, diventa valore condiviso, valore orientante la collettività, è un valore etico.
Paesaggio urbano, Times Square
Inoltre un tabù da sfatare è il fatto che per paesaggio si intenda una realtà in cui sono presenti essenzialmente elementi naturali, mentre in realtà oggi utilizziamo la parola paesaggio la utilizziamo anche in casi in cui gli elementi naturali sono quasi inesistenti. Infatti spesso, se non sempre, la parola paesaggio è seguita da un suffisso come, industriale, periferico, ecc... in cui l'elemento naturale è solo uno dei tanti, cioè non vuol dire fare Arte dei Giardini, non tratta solo la materia vegetale. Quindi oggi parliamo tranquillamente di "paesaggio dell'antropizzazione nel contesto naturale" o "paesaggio urbano" ma bisogna tenere a mente che il paesaggio nasce nel 1.338, quindi è quello che rimane in mente, è uno status il "paesaggio toscano" perchè associamo alla parola paesaggio la Toscana, grazie al Lorenzetti.
Jackson Pollock
Perchè definirlo "in costante evoluzione"? Nel senso che ovviamente possiamo decidere di bloccare l'idea di questo paesaggio in una determinata configurazione. Ma che cosa ha valore? Cambia, perchè cambia anche lo sguardo che noi proiettiamo sul mondo, dato dalla cultura e dalla proiezione estetica, cioè l'Arte anticipa una proiezione del mondo il quale si adatta e diventa valore condiviso. Ad esempio Gehry nasce e acquisisce tutti i fenomeni della Pop Art, accettando un mondo fatto di attriti, di sovrapposizioni, cioè il mondo caotico fatto di elementi bassi e alti. Ma c'è un momento in cui quest'idea diventa il Museo di Bilbao, cioè non guardare il mondo con le categorie del Lorenzetti, ma categorie diverse: caotico, macchina, ecc... nel momento in cui uno lo vede comprende e capisce che quello è il paesaggio contemporaneo, e lo accetta: ma è sempre condivisa culturalmente. Bisogna capire che comunque esistono infinite categorie, anche Mondrian, Cezanne, Pollock, partono dalla rappresentazione, dall'immaginario, si crea e si comprende che sono possibili nuovi valori. Anche per le periferie se si hanno nuove idee e costrutti rappresentativi bisogna cercare di trasformarli in valore. 
Van Gogh, la piana della Crau
Nel concetto di strumento cerchiamo di costruire un ponte con il paesaggio. Attraverso il quadro di Van Gogh "la piana della Crau" notiamo che cambiano ancora le categorie rispetto al Lorenzetti. Qui abbiamo un paesaggio naturale agricolo e ciò lo deduciamo dai diversi elementi delle macchine agricole come il mulino, il carretto, elementi di trasporto, ecc... Da questo captiamo che arrivando un nuovo strumento c'è novità ma allo stesso tempo c'è grande crisi che è una grossa spinta ad una nuova riformulazione del mondo. Un esempio è l'arrivo del cannocchiale con Galileo Galilei opponendosi con le sue tesi ai dogmi divini, vedendo il mondo in maniera opposta, non più dall'alto (divino) in basso (terrestre), ma dal basso (terrestre) all'alto (lo spazio). In analogia oggi è l'informatica che ci permette di vedere e proiettare una nuova visone del mondo sulla realtà, ma sia chiaro che l'informatica non è elemento pacificante, anzi è complesso e rischioso.
Per paesaggio mentale intendiamo una maniera ibrida che noi cerchiamo di costruire un'idea del mondo che ha a che vedere con strumenti e per vedere il mondo sotto una nuova visione. Il paesaggio mentale è a questo punto ancora una "nebulosa" ma è uno spazio mentale in progressiva costruzione, ancora allo stato primordiale, confuso e caotico, non si sa bene a cosa si può arrivare, quale sarà il risultato avendo in mente in primis il nuovo strumento dell'informatica. Non si conoscono bene gli ingredienti (strumenti, crisi) e come si dispongono tra loro in modo da farmi agire seguendo una nuova logica, un nuovo modo di operare: "paesaggio mentale". Lo strumento fà parte dello stato mentale, entra in quest'idea. Anche nel campo della scienza, gli scienziati che adoperano nuovi strumenti vivono in concomitanza con una nebulosa, fino al momento in cui si sbroglia la matassa.






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