Intendiamo la parola strumento non in senso fisico, ma mentale. Cioè andiamo alla ricerca di una struttura mentale entro la quale poterci muovere creando il nostro spazio operativo. Per costruirci questo spazio partiamo da tre parole chiave: paesaggio, strumento e paesaggio mentale.
La definizione data dal Prof. Antonino Saggio di paesaggio "è la rappresentazione estetica condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo". Attorno a questa definizione proviamo a ragionare.
Ambrogio Lorenzetti, Buon Governo, Siena, 1.338 |
Altro aspetto da indagare è "condivisa collettivamente e culturalmente", cioè non è rappresentazione estetica individuale. Si trova nel Palazzo di Siena, diventa valore condiviso, valore orientante la collettività, è un valore etico.
Paesaggio urbano, Times Square |
Jackson Pollock |
Van Gogh, la piana della Crau |
Per paesaggio mentale intendiamo una maniera ibrida che noi cerchiamo di costruire un'idea del mondo che ha a che vedere con strumenti e per vedere il mondo sotto una nuova visione. Il paesaggio mentale è a questo punto ancora una "nebulosa" ma è uno spazio mentale in progressiva costruzione, ancora allo stato primordiale, confuso e caotico, non si sa bene a cosa si può arrivare, quale sarà il risultato avendo in mente in primis il nuovo strumento dell'informatica. Non si conoscono bene gli ingredienti (strumenti, crisi) e come si dispongono tra loro in modo da farmi agire seguendo una nuova logica, un nuovo modo di operare: "paesaggio mentale". Lo strumento fà parte dello stato mentale, entra in quest'idea. Anche nel campo della scienza, gli scienziati che adoperano nuovi strumenti vivono in concomitanza con una nebulosa, fino al momento in cui si sbroglia la matassa.
Nessun commento:
Posta un commento