venerdì 27 marzo 2015

Commento alla lezione 3 del 11-03-2015: "COMUNICAZIONE MARSUPIALE"


Un momento di rottura all’interno dell’architettura contemporanea si crea nell’anno 1973, costruzione del teatro Opera House a Sydney, in cui per la prima volta ad un concorso vince un progetto che segna la caduta del sistema forma/funzione, derivante dalla precedente fase del processo industriale, un’idea
Jorn Utzon, Opera Hose, Sydney, 1973
strutturante del funzionalismo. La cosa bizzarra è che questo forte cambiamento proviene da un ingegnere, classe che spesso viene disegnata come troppo rigida, ma in questo caso il vincitore è un giovane danese, Jorn Utzon, che stava sperimentando nuove soluzioni. La sua è una proposta di un’immagine metaforica, che rimanda ad altro ma non si capisce bene a cosa, data la sua forma e il luogo in cui si trova: può sembrare le ali di gabbiano, possono sembrare le vele di una barca che esce dal porto, ecc… in ogni caso la cosa che a noi più interessa è che l’architettura non si pone come semplice contenitore di una funzione, bensì si presta ad una rappresentazione e comunicazione di se stessa, che ne fa un simbolo a livello mondiale riguardo la comunicazione. Ci troviamo quindi per la prima volta di fronte alla rottura del tabù forma/funzione, ma, come sempre accade in questi casi, prima che venga recepito il messaggio passano diversi anni, in questo caso possiamo stimarli in circa 30 anni nei quali si innescano terribili contraddizioni e dibattiti a riguardo, ed in particolare le domande più frequenti in quegli anni erano: nel cantiere ci sono le capacità per farlo? Gli strumenti sono adatti? Per essere più chiari bisogna pensare che a quel tempo si costruiva essenzialmente in due maniere: da una parte si costruiva attraverso i canoni del Movimento Moderno, e dall’altro si continuava a costruire secondo i canoni accademici, i c.d. “edifici pompier”. Quindi la rottura ovviamente non dobbiamo vederla all'interno dell'atteggiamento accademico, il quale era già rotto e superato perchè era un'architettura solo di facciata, bensì la dobbiamo cercare all'interno del Movimento Moderno, linguaggio contemporaneo e astratto. Infatti, per quanto riguarda il Movimento Moderno, fino ad allora l'interesse era rivolto verso la funzione e la forma che la doveva contenere, mentre con Utzon per la prima volta ci si disinteressa completamente della funzione e ci si concentra su un'idea di architettura che sia puramente rappresentazione. Cambia proprio il concetto, cambia la "driving force", la forza trainante. Cos'è che veramente conta? Quali sono le calamite? In questo caso il progetto non è valido in quanto assolve la sua funzione, ma perchè assolve informazione e comunicazione, che alla fine ha valore economico.
Apro una parentesi a questo punto per dimostrare ciò attraverso un'immagine scattata da me sul treno di ritorno dall'università dopo la lezione in cui non ho potuto non notare l'immagine della borsa della signora di fronte a me che raffigurava proprio l'edificio di Utzon, questo a dimostrazione del fatto che ancora dopo più di 40 anni di distanza dalla sua costruzione riesce ad avere un'importante forza d'immagine nella sua essenza di logo e di autorappresentazione.
In altre parole diventa simbolo all'interno di questa nuova idea di società all'interno di un sistema di valori diffuso.
In questo caso lo strumento utilizzato da Utzon è la metafora. Quest'ultima non veniva assolutamente presa in considerazione dai funzionalisti ed è una figura retorica che viene rimessa in gioco dall'informazione. La figura retorica possiamo definirla come un armamentario legato alla comunicazione che ha la necessità di operare sintesi motivanti, sia effettivamente comunicative sia capaci di attivare una serie di processi.
Quindi ormai abbiamo accertato che a un certo momento della storia arrivano queste figure retoriche, per la prima volta nel 1973, che rompono col passato, quindi segnano una crisi. Ma a chi dà fastidio questo nuovo modo di operare? Sicuramente ai funzionalisti come Le Corbusier, Wright, Mies van der Rohe.
Orologi Swatch
In analogia, in parallelo si può vedere come si è evoluta la pubblicità in queste due fasi. Com'era la pubblicità in epoca industriale? L'obiettivo principale era evidenziare e dimostrare la bontà della funzionalità del prodotto utilizzando una terminologia specifica, ad esempio: "...è più forte...", "...dura di più....". Oggi com'è la pubblicità? Anch'essa, nel cambio di epoca, ha subito un forte cambiamento in cui non è più importante comunicare la bontà della funzionalità del prodotto, bensì "si compra la narrazione del prodotto", perchè fondamentalmente si dà per scontato che il prodotto funzioni egregiamente. Non più fatti oggettivi quindi, ma narrazione di storie.
Apple watch
Un esempio possibile che ce lo dimostra è l'orologio. Ad esempio la Swatch, all'epoca dell'età industriale pubblicizzava ed elogiava il prodotto per la sua qualità nella precisione del tempo. Oggi non si pubblicizza più la sua bontà ma si pubblicizza più lo stile di vita che il marchio vuole rappresentare. Mentre proiettandoci verso il futuro
dell'orologio sicuramente dobbiamo guardare verso l'Apple watch, in cui ormai la funzione di orologio rimane soltanto in posizione marginale, perchè all'interno è contenuta ben altra sostanza, c'è un nuovo ruolo dell'informazione e la stessa cosa accade in architettura, in cui l'informatica è parte integrante del prodotto.
Ritornando all'architettura, il messaggio di Utzon rimane nascosto per circa 30 anni, quando negli anni
Daniel Libeskind, Museo Ebraico, Berlino, 1999, 
90 di colpo ritorna con prepotenza, affermando l'architettura come fatto comunicativo. Il successivo esempio che segue questo atteggiamento lo troviamo nel 1.999, anno di costruzione del Museo Ebraico a Berlino del giovane Daniel Libeskind. Qual'è la "driving force"? Già negli anni precedenti, ancor prima della caduta del Muro di Berlino, si stava pensando ed agendo per l'unificazione della Germania, così questo edificio rappresenta un simbolo e una realizzazione di questo sogno tedesco e in più segna un grande progresso. Cosa avviene nel museo? E' leggibile ed interpretabile solo attraverso queste nuove categorie di linguaggio: astratto, rotture, collasso struttura, ecc... ma anche il fatto che l'edificio si pone statuariamente come presenza nel grande mondo della comunicazione contemporanea. E' una grande macchina che testimonia due cose: sia la divisione di Berlino in due, sia in memoria dell'olocausto, attraverso le i materiali, le luci, le forme, ecc...
Frank Gehry, Guggenheim Museum, Bilbao, 1997 
Altro edificio simbolo è il Guggenheim Museum di Bilbao, firmato Frank Gehry. E' assolutamente l'elemento catalizzante dell'intera città ed è di estrema importanza anche dal punto di vista dell'impatto economico perchè è riuscito a perforare una serie di immaginari nel mondo dell'informazione. E' cosa ormai nota che la città di Bilbao si è trasformata da città industriale, sprofondando in una crisi, e risorgendo riposizionandosi nel mercato globale dell'informazione, avendo caratterizzato in maniera molto personalizzata l'immagine della città con una serie di edifici strabilianti in cui la punta di diamante è proprio il Guggenheim. In questo modo si è cambiata la struttura della città affermando e promuovendo, con queste iniziative, un turismo via via sempre più fiorente permettendo così uno sviluppo economico non solo del settore del turismo, ma di tutti i settori.
Steven Holl, Museo Chiasma, Helsinki, 1998
Per chiudere il cerchio del discorso come ultimo esempio di costruzione di una forma retorica in architettura prendiamo il Museo di Arte Contemporanea ad Helsinki di Steven Holl. Perchè rappresenta la chiusura del cerchio? Perchè non si riuscirebbe a comprendere il risultato finale se non si capisce che Holl si muove con ragionamento metaforico. Come ragiona Holl? Comincia a studiare la situazione contestuale: è collocato lungo il viale che và verso il lago, c'è il Parlamento Neoclassico, una Chiesa Romanica, edifici di Alvar Aalto, una stazione Neoromantica, quindi un contesto assai variegato e giaciture molto diverse. Così pensa che il filo conduttore debba essere l'intreccio e l'intersezione. La chiave del progetto avviene come sovrapposizione dell'immagine dei nervi recettori: il chiasma. Lo comincia a studiare dal punto di vista fisico-biologico, cioè è l'inversione della retina da destra a sinistra e da sinistra a destra. Poi disegna gli intrecci, produce le tavole con cui si presenta al concorso dove però ha bisogno di uno slogan, di un motto e sceglie la parola "kiasma". Vince il concorso e si realizza il progetto. A questo punto si chiude il nostro cerchio. Originariamente il museo si chiamava "Museo di Arte Contemporanea" mentre ora la Municipalità ha voluto cambiarlo in "Kiasma". La riflessione e la distinzione che ci preme sottolineare è che un conto è applicare una facciata a un edificio estraneo a un'architettura classica, ben altro è far entrare nelle fibre stesse una metafora, nella genesi dell'edificio. Questo spazza via completamente il Post-Modernismo. Emblema di quest'ultimo
 atteggiamento è la famosa vignetta di Robert Venturi in cui applica uno strato di una minestra su una lattina di Coca Cola, mentre ben diverso è entrare nelle fibre stesse, come nel caso del Kiasma, di tutto l'edificio, e non solo una parte, solo la facciata.
Quindi metafora e comunicazione a un certo punto le si vuole far entrare fin dentro le viscere e non solo applicate a posteriore senza alcun collegamento.






mercoledì 25 marzo 2015

Commento alla lezione 2 del 02-03-2015: "IL RUOLO STRUTTURALE DELL'INFORMAZIONE"

In che senso "strutturale"? Perchè è costruttiva? No. Perchè è una vecchia costruzione marxiana in cui la strutturazione della società deriva da strutture economiche, rapporti di produzione, come si producono le cose, perchè le società sono viste secondo i loro modelli produttivi.
Perchè c'è quest'idea?
Perchè questo ragionamento continua ad influenzare abbastanza e a noi interessa particolarmente Alvin Toffler, sociologo e futurologo, che scrisse un libro nel 1980 "The third wave" ("La terza ondata"). Che cosa fa e cosa vuol dire con "terza ondata"? Utilizza lo stesso ragionamento del Marxismo, pur senza mai nominarlo, affermando che "l'umanità può essere divisa in tre fasi produttive:

Campi agricoli nel Medioevo
1° - AGRICOLA: in cui il bene primario è la terra che produce beni alimentari e i rapporti produttivi si basano su di essa. A livello temporale và dal neolitico fino al 1.700;

2° - INDUSTRIALE: in cui la terra perde di importanza e lascia il passo al possedimento di una fabbrica che produca un bene di un oggetto. A livello temporale và dal 1.700 al 1.950;
3° - INFORMAZIONE: in cui perdono d'importanza sia la terra sia la fabbrica per lasciare il posto a società di servizi informatici (Apple, Microsoft, IBM,ecc...) e comunicativi (Google, Facebook, Twitter,ecc...). A livello temporale và dal 1.950 ad oggi.
Fabbrica FIAT
Se tale ragionamento non convince, allora basta fare una controprova, chiedendoci: chi sono i ricchi?
1°: le grandi quantità di terreno erano la chiave della ricchezza e i principali possessori erano i grandi signori, principi, Papa, ecc...;
2°: le fabbriche erano l'elemento decisivo e i capitalisti in quest'epoca sono i più ricchi, ad esmpio gli Agnelli in Italia, ecc...
Sede Google, Silicon Valley
3°: che in un primo momento, dal 1.950 al 2.000, la ricchezza risiedeva nella produzione di hardware e software (Apple, Microsoft, ecc...), invece negli ultimi 10/15 anni la ricchezza si è spostata verso l'informazione (Facebook, Google, ecc... e in Italia Berlusconi che possiede le reti Mediaset);
quindi possiamo affermare che oggi i due parametri precedenti, terreni e fabbriche, sono crollati.
Quindi questo cosa comporta? Comporta delle scelte individuali. 
Perchè se si punta su un bene terreno oggi, si ha una chance che è percentualmente bassa. Perchè? Perchè tutta la società è strutturata in altro modo. Invece se si punta su un campo più fertile è chiaro che incrementare l'investimento è più facile. Quindi l'investimento sull'informazione è un investimento sostanzialmente più produttivo, o che ha una chance maggiore di essere produttivo.
Se ancora non siamo convinti di questo ragionamento, proviamo a portare un esempio pratico che lo dimostri definitivamente.
Perchè suddividere in tre fasi? Noi oggi non mangiamo? Certo che si. Ma anche nell'epoca agricola c'erano le macchine, quindi l'industria giocava un suo ruolo. Così come l'informazione che esisteva dai tempi dei tempi. Quindi ci si può confendere se non abbiamo il concetto giusto. Ma qual'è il concetto giusto? Ciò che importa capire è l'importanza e il peso di ogni singolo settore nelle diverse epoche. Ora ci creiamo il concetto giusto pensando al contario. Pensiamo a un elemento vegetale e pensare a come è strutturato al suo interno dal punto di vista produttivo.


 FRUTTO MANGO

Grafico che indica gli apporti di ogni settore sullo stesso prodotto in epoche differenti

Dividiamolo in tre momenti della sua produzione: epoca agricola, epoca industriale, epoca dell'informazione. E cerchiamo di estrarne la quota parte relativa ad ogni settore.
Epoca agricola (neolitico - 1.700): 
90% è legato al fatto di possedere la terra dove crescere il frutto;
8% legato agli strumenti adoperati per la produzione (rastrello, scala,ecc...);
2% legato all'informazione e alla consocienza del frutto stesso.
Ma a cosa si riferisce di preciso quest'ultima componente? A come farlo crescere, ai tempi di semina e raccolta, al fatto che c'è un tipo più produttivo di un altro, che il mango nasce da un incrocio, ecc...
Ovviamente queste percentuali sono indicative e non sono rilevate attraverso un calcolo deterministico, ma così prese ci aiutano a capire i diversi apporti di una sfera piuttosto che un'altra.
Prendiamo lo stesso mango ma questa volta cerchiamo di comprendere il suo processo produttivo in un'epoca diversa. Le cose cambiano notevolmente.
Epoca industriale (1.700 - 1.950):
35% legato al possedimento di terra;
50% legato a tutto l'apparato industriale, ora molto più sviluppato e pregnante la produzione del mango (trattore, industria che produce il trattore stesso, confezionamento, carburante per il trattore, energia per l'industria, trasportso della materia finita, ecc...);
15% legato all'informazione, che col tempo si sviluppa sempre più gli studi botanici della materia prima stessa.
Ma da questa fase alla prima avviene un salto logico importantissimo e strategico.
Epoca informazione (1.950 - oggi):
15% dovuto ai possedimenti terrieri, che ormai quesi non influiscono più sul prezzo del prodotto finale;
35% legato ai mezzi industriali;
50% legato all'informazione.
Possibile mai che sia così tanto la quota di informazione? Si, e forse lo è anche di più. Ma cosa vuol dire quel 50%?
Rappresenta un know-how sempre maggiore. Il fatto di trovare il mango al supermercato è legato a un ciclo che non non è legato al bene agricolo ma alla sua diffusione pubblicizzazione di uno stile di vita, quindi legato all'informazione.
Cosa stanno a significare tutti questi numeri? Ci dicono la quota parte di economia che è convogliata in un determinato prodotto, ma ci dicono una cosa ben più importante. Il salto da logico da compiere risiede nel fatto che questi numeri sono la fotografia di una società che è cambiata nel tempo, cioè che anche in un bene primario come il cibo la quota di informazione la fa da padrona.
Un ulteriore salto logico avviene se riusciamo a rispondere in maniera intelligente alla domanda: che lavoro faceva tuo nonno statisticamente probabile? Cioè prendendo in questione il nonno che viveva in un'epoca diversa dalla nostra probabilmente era impiegato in un altro settore. Quindi quei numeri dimostrano anche un cambio della struttura della società. In altre parole dietro quei numeri espressi in percentuale si nascondono le persone. Cioè ad esempio quel 90% lo possiamo leggere come 90 persone su 100 che lavorano nei campi per produrre il mango, e così via per gli altri numeri.
Questo è un concetto fondamentale da capire e che si può applicare sempre per qualsiasi soggetto in qualsiasi epoca. Quindi se noi cambiamo la logica passando dal prodotto e trasformandola alla logica delle persone vediamo proprio cosa fanno la maggior parte delle persone. 

Ora cerchiamo di sottolineare le differenze di concetto tra l'epoca attuale e la precedente, quella industriale.
Catena di montaggio della Ford T
Il modello industriale era pervaso da una logica lineare, input-output, cercando di ottimizzare ogni singolo momento della catena di montaggio, con l'obiettivo di rendere gli oggetti facilmente replicabili e quindi standardizzandoli, ottenendo come risultato un prodotto identico a tutti gli altri che escono dalla catena di  montaggio, idealmente replicabile all'infinito. Volendo riassumere la logica industriale in una frase potremmo dire che: "io esisto in quanto funziono". Un esempio emblematico è la Ford T, che era stata creata su misura per la famiglia-tipo, per soddisfare i bisogni-tipo, quindi oggettivizzando persino i bisogni delle persone, mettendole così tutte allo stesso livello. Significativa e rimasta alla storia è una frase di Henry Ford, "non importa di che colore sia la macchina purche sia nera".

Viceversa la logica che risiede alla base dell'epoca dell'informazione è la personalizzazione, quindi prodotti distinti e differenti gli uni dagli altri, capaci di rispondere ai bisogni del singolo individuo e non più della famiglia-tipo. Quindi volendo riassumere con una frase diremmo che "io esisto in quanto informo". Un esempio di questo paradigma, rimanendo sempre nel campo dell'automobile, è la vasta gamma di possibilità che offre la smart per accaparrarsi il più vasto e variegato pubblico possibile, ricevendo un grande supporto anche dall'immenso sviluppo dell'elettronica che permette configurazioni diverse semplicemente con un pulsante.
Chip elettronico
Quindi l'elemento che permette il salto rispetto alla fase precedente è sicuramente l'apporto dell'elettronica, che ha potenzialità ancora da scoprire. Quindi ci troviamo in una società iperpersonalizzata in cui si innesca un processo di informazione attivo e personalizzabile, passando così da un atteggiamento oggettivo a uno soggettivo in ogni campo della produzione del sapere. Un passaggio fondamentale che ormai è avvenuto e di cui dovremmo esserne coscienti per entrare a far parte per comprenderne le tendenze successive. Infatti riflettendoci un attimo oggi ormai diamo per scontato che una cosa funzioni, tanto da trascurare tale aspetto

L'IMPATTO DELL'INFORMAZIONE:
Tessera supermercato (Carta fedeltà)
Per comprendere l'enorme influenza che l'informazione ha sulla propria vita di tutti i giorno, come sempre proponiamo un esempio pratico: La tessera al supermercato. Cosa significa avere o non avere quella tessera? Che differenza c'è tra averla e non averla? C'è una differenza enorme. Il fatto di possedere quella tessera equivale all'essere controllati in tutti i propri movimenti e soprattutto perchè nella tessera ci sono tutte le nostre informazioni: nome, cognome, via, numero di telefono, mail, ecc...
Quindi comprando un qualsiasi prodotto tutti i nostri acquisti vengono registrati e salvati iu un database in cui è possibile studiare i nostri comportamenti, i nostri gusti, le nostre preferenze, ecc... quindi forniamo dei dati che sono fondamentali. Questi dati vengono poi rielaborati per cercare di pubblicizzare ad ognuno di noi il prodotto che più si avvicina ai nostri bisogni e ai nostri gusti.

Concludendo possiamo dire che ormai ci troviamo in una società in cui si vende non più il prodotto in quanto util, perchè ormai lo si da per scontato, ma è più importante e si vende l'immagine che quel prodotto possiede incarnando dentro se tutta una serie di signicati, stili di vita, appartenenza a un gruppo, ecc... che sono alla base delle scelte che ognuno di noi quotidianamnte prende, ma non dobbiamo dimenticarci che queste scelte tanto volte non sono prese da noi in maniera autonoma, ma, pur senza accorgercene, siamo incanalati verso una direzione che ci viene proposta dal mondo delle immagini a cui apparteniamo, ma che è solo una rappresentazione grafica che può anche non corrispondere alla realtà.

venerdì 20 marzo 2015

Commento alla lezione 1 del 25-02-2015: "UNA DEFINIZIONE DI INFORMAZIONE"

Come nella precedente lezione abbiamo descritto, noi oggi diamo per assodato di trovarci nella c.d. "terza ondata" caratterizzaa dall'"Information Technology". Interroghiamoci su questi termini, ed in particolare: che cos'è l'informazione?
Cerchiamo di dare una risposta per via sperimentale.
Prendiamo un foglio di carta bianco. Disegnamo un puntino. Quanto è grande quel puntino? Bo. Posso misurarlo? Dipende. Nella realtà certo che possiamo misurarlo, basta prendere uno strumento di misura adatto e siamo in grado di misurarlo facilmente. Mentre nel campo della geometria Euclidea per definizione il punto è adimensionale. Cosa vogliamo dire con questo esempio? Vogliamo dire che partendo dallo stesso caso abbiamo due risposte differenti. Ma com'è possibile? Dobbiamo fare un passo indietro.
Il foglio prima era bianco, mentre ora c'è un puntino, che è arrivato, è stato aggiunto e per definizione quel puntino è un dato= descrizione di una situazione precedente, cioè il foglio ha subito una variazione.
Algoritmo (immissione di dati)

Ma i dati sono soggetti a molteplici convenzioni. E qui ci chiariamo l'esempio del puntino per cui abbiamo due risposte differenti a partire dallo stesso dato, cioè abbiamo considerato quello stesso puntino con 2 convenzioni differenti. E qui scatta un ulteriore salto: possiamo decidere noi come interpretare il dato, in base al sistema convenzionale. Quindi applicare una convenzione pittoste che un'altra apre mondi diversi.
Con un altro importante salto logico arriviamo alla nostra definizione di informazione= applicazione di una convenzione a un dato che lo trasforma in informazione.
A questo punto possiamo fare un analisi parallela tra il mondo reale e il mondo dell'informatica, affermando che:
nel mondo reale esistono dati che vengono trasformati in informazioni assai diverse a seconda della convenzione che gli si applica;
mentre nel mondo dell'informatica non esistono dati ma solo informazioni.
Per essere più precisi in realtà il linguaggio binario 0 e 1 è l'unica parte di dati esistenti in informatica, ma tutto il resto è informazione. Questo perchè? Da cosa dipende?
Codice binario
Perchè è ovvio che nel sistema informatico sappiamo già in quale convenzione ci troviamo: nel sitema della codificazione. Quindi dobbiamo essere coscienti che qualsiasi cosa che ci appare sul monitor del pc, da un'immagine, ad un sito internet, ad un software, ecc...è possibile vederlo in 2 modi: nel primo "what do you see what do you do", cioè quello tradizionale che noi tutti conosciamo, cioè ciò che vediamo in anteprima poi sarà lo stesso che sarà visibile;

oppure la seconda modalità, nota principalmente ai programmatori informatici è il "codice", ovvero sia ogni singola cosa che vediamo nello schermo esiste un corrispettivo in codice informatico.
Codice informatico

In definitiva come sempre il nostro scopo è quello di aggiungere tassello dopo tassello nozioni di questa nuova realtà informatica, che ormai permea tutti i settori della vita, senza escludere naturalmente il campo dell'architettura di cui ci occupiamo e cerchiamo di comprenderne il raggio d'azione e le possibilità intrinseche in questa nuova tecnologia, avendo come traguardo finale quello di affermare che "l'informazione è la materia prima della nuova architettura".
Come sempre propongo un paragone con la definizione di informazione offerta da wikipedia.

Propongo un video che dimostra la rapidità della diffusione della tecnologia negli ultimi anni.
Commento alla lezione del 23-02-2015, prolusione: "MODERNITA',CRISI E INFORMATION TECHNOLOGY"

Il corso si pone come obiettivo quello di indagare quali sono le linee di tendenza che segue l'architettura contemporanea (e futura) sotto l'azione dell'Information technology.
 Che cos'è la modernità in questo contesto interpretativo?
Per rispondere a questo quesito si può iniziare a rispondere alla domanda intendendo il termine nel suo significato generale, sotto due punti di vista: accezione cronologica e aggettivo progressivo.
Galileo Galilei - Telescopio

Nel primo caso per moderno ci si riferisce ad un dato momento della storia dell'umanità in cui avviene un salto rispetto all'epoca precedente.
Cronologicamente parlando tale momento cambia prendendo in considerazione i vari campi:
dal punto di vista politico la scoperta dell'America (1492) rappresenta il cambiamento assoluto per tutto il globo;
Cristoforo Colombo - Scoperta dell'America
dal punto di vista scientifico Galileo Galilei rappresenta un cambiamento pazzesco nel modo di vedere l'Universo attraverso il nuovo strumento del cannocchiale, e non più attraverso i dogmi rigidi imposti fino ad allora dalla Chiesa;
mentre nel nostro modo di intendere il termine partiamo dal concetto di crisi come momento propulsore in modo da trasformarla in una risorsa e rompere col passato e indurre un cambiamento, che si traduce anche in un cambiamento estetico, nel campo dell'architettura.

A questo punto ci chiediamo: quali sono le crisi? Quale tipo di crisi ci interessa?
Masaccio, Trinità (1425-1427)
Le crisi possono avere la più svariata nature: individuali, religiose, filosofiche,ecc...o anche di innovazione tecnologica. Ed è proprio quest'ultima che indagheremo e cercheremo di sviscerare in modo da ribaltare il nostro pensiero al riguardo, cioè non più vedendo l'innovazione tecnologica come nemica e di difficile da gestire, ma cercando di farcela amica capendo quali sono i meccanismi generatrici che la compongono, e farli propri. Solo così facendo questo scatto, questo salto, saremo in grado di sfruttarne le immense potenzialità a nostro favore. 
Cercando di rendere più concreto il concetto proviamo a portare degli esmpi del passato: ad esmpio la scoperta della prsopettiva e lo studio delle regole che la compongono ha rappresentato una crisi profonda per gli uomini del tempo. Noi oggi oramai sappiamo tutto sulla prospettiva grazie ai secoli di studio, mentre all'inizio c'è stato bisogno di un certo lasso di tempo tra la scoperta e la completa gestione dello strumento, che potremmo definirlo, per analogia anatomica, "metabolizzazione". Naturalmente dopo che si sono stabilite nuove regole, ed estesa la conoscienza a un vasto pubblico, l'estetica nel campo della progettazione è profondamente cambiata. Le assialità, i grandi viali, i grandi sguardi prospettici, la serialità degli elementi nello spazio, ecc... ha preso il posto rispetto a un Mondo Medievale molto meno organizzato dal punto di vista spaziale.
Per cui come effetto finale questi "salti tecnologici" comportano una visione del mondo diversa vista attraverso degli strumenti diversi che ne fanno percepire la realtà, se vogliamo, in maniera distorta, ma comunque molto diversa dalla precedente, rompendo con essa. 
Potremmo portare altri esempi come la rivoluzione industriale, l'invenzione della cinepresa,ecc...ma ora non siamo interessati ad indagare il passato ma quanto il presente e il futuro, ovvero le possibilità e le potenzialità che porta con se "la terza ondata", termine coniato da Alvin Toffler in riferimento all'impatto della tecnologia sull'intera umanità.

In concluisione potremmo riassumere con questa equazione:
CRISI = NUOVI STRUMENTI = MOTORE DI SALTO = MODERNITA'

Tutto questo ragionamento serve per porci di fronte ad un quesito che rigurda la vera essenza del corso e ricerca del corso: cos'è l'Information Technology?
Sicuramente è una crisi, per quanto descritto prima, in quanto è un salto epocale e di cui ancora molti aspetti aspettano una risposta e prima ancora un'indagine seria e approfondita. Quindi ci lasciamo con questi interrogativi: Che tipo di ambito interessa? Quali fronti di riflessioni nuove ha aperto? Come incentiva cose nuove? Non devo fare duplicati semplicemente utilizzando questo nuovo strumento, ma indagarlo criticamente ed estrapolarne le possibilità.
Information Technology
Questa è la definizione di Information Technology che ne da Wikipedia.



martedì 3 marzo 2015

Commento all'articolo del Professore Antonino Saggio, "Architettura come sistema vivente" , rivista "l'Architetto", dicembre 2013

L'articolo pubblicato dal Professore Antonino Saggio sulla rivista on line "l'Architetto" del dicembre 2013 ( http://magazine.larchitetto.it/dicembre-2013/riflessioni/zoom.html ) sicuramente offre dei grandi spunti di riflessione per quel che riguarda il cambiamento del ruolo dell'architetto a seguito della "rivoluzione digitale". 
L'obiettivo è focalizzare l'attenzione sugli effetti che la rivoluzione informatica produce e può potenzialmente produrre sul mondo dell'architettura, se e solo se questo nuovo strumento venga sufficientemente analizzato e sperimentato da colui che lo usa. Perchè il punto è proprio questo: una volta capito che l'informatica è uno strumento, bisogna porsi delle domande. Cosa me ne faccio di questo strumento? Come penso di utilizzarlo? A quale scopo? Ma soprattutto: lo conosco abbastanza bene tale che lo riesca a gestire secondo le mie volontà? Ebbene si, noi tutti utilizziamo e sfruttiamo la tecnologia ma ben pochi ne sanno sfruttare le potenzialità quasi illimitate. Per cui a questo punto sembra sia necessario divulgare e diffondere la conoscienza di questo strumento per farne comprendere l'importanza dei suoi effetti.
A tal proposito si ripercorre la storia che ha portato all'istituzione della prima cattedra di Caad nel 1988 all'Eth di Zurigo che ha aperto la strada a tanti altri casi di corsi universitari riservati alla disciplina, in modo da colmare questa grossa lacuna negli addetti ai lavori. Quindi da quella data è stato fatto un grosso passo in avanti nella formazione dei professionisti, però, ancor oggi, non sembra si sia compreso il suo campo di utilizzo, cioè la linea di tendenza che sembra seguire l'architettura. Cioè molti pensano alla tecnologia limitandosi ad un uso di esclusiva rappresentazione avanzata (i rendering per intenderci), ma non è sufficiente, bisogna guardare oltre. Bisogna ritornare sul concetto base e sull'essenza dell'architettura, ovvero sia, la sua "matericità". Cioè con questo termine da sempre si intende che qualsiasi tipo di architettura è composta da elementi materici, che hanno una loro concretezza. Mentre il salto logico, per la verità difficile da fare perchè racchiuso ancora nel mondo dell'immaginazione, è quello di vedere l'architettura non più composta da elementi materici, concrenti, bensì bisogna sforzarsi di vedere questa materia come portatrice di informazioni. Tutto ciò grazie all'uso della tecnologia si può rendere l'architettura interattiva con l'uomo. Attraverso un tocco, uno sguardo, un movimento, la voce, ecc... oppure all'introduzione di nanotecnologie all'interno della materia stessa che gli possa permettere di pulirsi da sola, cambiare colore, ecc...a seconda dell'ambiente che la circonda.
Ovviamente ad oggi sembra fantascienza, o forse neanche troppo, però sicuramente rappresenta un grosso buco nero che mette ansia e paura di fronte a chi si pone il problema di dare una soluzione a questo tipo di sfide. Perchè di sfida si tratta, e solo chi avrà coraggio nel cimentarsi e nell'affrontare questo salto nel buio potrà veramente dare il proprio contributo allo sviluppo di una disciplina come l'architettura che ha bisogno sempre di nuovi impulsi e nuove energie creative.