martedì 3 marzo 2015

Commento all'articolo del Professore Antonino Saggio, "Architettura come sistema vivente" , rivista "l'Architetto", dicembre 2013

L'articolo pubblicato dal Professore Antonino Saggio sulla rivista on line "l'Architetto" del dicembre 2013 ( http://magazine.larchitetto.it/dicembre-2013/riflessioni/zoom.html ) sicuramente offre dei grandi spunti di riflessione per quel che riguarda il cambiamento del ruolo dell'architetto a seguito della "rivoluzione digitale". 
L'obiettivo è focalizzare l'attenzione sugli effetti che la rivoluzione informatica produce e può potenzialmente produrre sul mondo dell'architettura, se e solo se questo nuovo strumento venga sufficientemente analizzato e sperimentato da colui che lo usa. Perchè il punto è proprio questo: una volta capito che l'informatica è uno strumento, bisogna porsi delle domande. Cosa me ne faccio di questo strumento? Come penso di utilizzarlo? A quale scopo? Ma soprattutto: lo conosco abbastanza bene tale che lo riesca a gestire secondo le mie volontà? Ebbene si, noi tutti utilizziamo e sfruttiamo la tecnologia ma ben pochi ne sanno sfruttare le potenzialità quasi illimitate. Per cui a questo punto sembra sia necessario divulgare e diffondere la conoscienza di questo strumento per farne comprendere l'importanza dei suoi effetti.
A tal proposito si ripercorre la storia che ha portato all'istituzione della prima cattedra di Caad nel 1988 all'Eth di Zurigo che ha aperto la strada a tanti altri casi di corsi universitari riservati alla disciplina, in modo da colmare questa grossa lacuna negli addetti ai lavori. Quindi da quella data è stato fatto un grosso passo in avanti nella formazione dei professionisti, però, ancor oggi, non sembra si sia compreso il suo campo di utilizzo, cioè la linea di tendenza che sembra seguire l'architettura. Cioè molti pensano alla tecnologia limitandosi ad un uso di esclusiva rappresentazione avanzata (i rendering per intenderci), ma non è sufficiente, bisogna guardare oltre. Bisogna ritornare sul concetto base e sull'essenza dell'architettura, ovvero sia, la sua "matericità". Cioè con questo termine da sempre si intende che qualsiasi tipo di architettura è composta da elementi materici, che hanno una loro concretezza. Mentre il salto logico, per la verità difficile da fare perchè racchiuso ancora nel mondo dell'immaginazione, è quello di vedere l'architettura non più composta da elementi materici, concrenti, bensì bisogna sforzarsi di vedere questa materia come portatrice di informazioni. Tutto ciò grazie all'uso della tecnologia si può rendere l'architettura interattiva con l'uomo. Attraverso un tocco, uno sguardo, un movimento, la voce, ecc... oppure all'introduzione di nanotecnologie all'interno della materia stessa che gli possa permettere di pulirsi da sola, cambiare colore, ecc...a seconda dell'ambiente che la circonda.
Ovviamente ad oggi sembra fantascienza, o forse neanche troppo, però sicuramente rappresenta un grosso buco nero che mette ansia e paura di fronte a chi si pone il problema di dare una soluzione a questo tipo di sfide. Perchè di sfida si tratta, e solo chi avrà coraggio nel cimentarsi e nell'affrontare questo salto nel buio potrà veramente dare il proprio contributo allo sviluppo di una disciplina come l'architettura che ha bisogno sempre di nuovi impulsi e nuove energie creative.

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