Cominciamo ad essere nella parte
finale del corso e oggi facciamo un ulteriore salto logico, la lezione sul "nuovo catalizzatore". Ne abbiamo parlato anche la volta scorsa,
corso organizzato in 6 cicli, in cui il momento chiave di entrata di
comprensione per ciascuno è sintetizzato dalla convenzione che viene usata all’interno
di ciascuno di questi cicli. 1 – html: linguaggio rivoluzionario basato sulla
discontinuità, salto, connessione dati; 2- idea dello schermo: come qualcosa
che può essere attivato come se fossero dei buchi, dei punti, un modo molto
primitivo di pensare a una convenzione, ma consente il grande mondo degli schermi
e una serie di manipolazione delle immagini di tipo raster; 3 – convenzione vettoriale: basato su un codice molto più sviluppato, che si basa su livelli geometrici e
dichiarativi/conoscitivi; 4 – ulteriore coordinata: che permetto l'espansione del precedente mondo per arrivare alla tridimensionalità; 5 – database e spreadsheet; esistono modelli dinamici all’interno dell’informatica. La lezione della volta
scorsa è importante perchè si capisce come rientrano dentro il mondo dell’architettura
l’idea dell’interconnessione dinamica delle informazioni, “what if”, che anche
nell’architettura si può avere un modello informatico continuamente variabile e
modificabile istantaneamente.
Il nuovo catalizzatore: interattività |
Il centro del nostro ragionamento
rimane la parola informazione, che addirittura abbiamo trovato nel BIM, una
delle parole più operative in questa fase. Basti pensare nella differenza che c’era
nel momento della rappresentazione
puramente meccanica, in Autocad, che vedevano l’informatica come una estensione
delle capacità di disegno e rappresentazione, invece si pensi oggi cosa vuol
dire avere al centro proprio il concetto di informazione. Anche nella
pratica professionale, a poco a poco, il concetto di informazione diviene fondamentale.
Una cosa molto interessante da fare in questa fase è di fare il nostro chart.
Cosa succede nel
nuovo paradigma informatico, dal punto di vista del programma? Costruzione?
Organizzazione della città? Ragionamento estetico? Vocabolario? Cioè dobbiamo rifare la tabella del Bauhaus, riprendendo i vecchi appunti col paragone tra paradigma rinascimentale e
industriale, se noi ora inseriamo il paradigma informatico, cosa succede di
questo? Perché è una cosa “ill defind”? Non è una cosa precisa, ma ci
creiamo una nostra mappa all’interno di questo ragionamento.
Definizione di cultura: "è una capacità di orientamento, che
parte da una comprensione e conoscenza di una serie di cose, senza la quale è
solo accumulo di nozioni".
Paradigma informatico |
INFORMAZIONE:
1° livello: il più superficiale, visto come mezzo e veicolo
della terza ondata, come grande elemento che diventa plusvalore della società
di oggi. Un ragionamento è che la componente comunicativa, informativa, simbolica nel mondo contemporaneo, diventa un valore decisivo.
2° livello: informazione all’interno di un ciclo produttivo.
Ritornando al BIM, l’informazione è la gestione e strutturazione
dell’informazione all’interno del progetto architettonico urbanistico è alla
base del flusso di gestione, dalla costruzione alla demolizione, ricopre tutto
il ciclo di vita.
In questa lezione affrontiamo il tema dell’informazione a un
altro livello, dando per scontato che i precedenti siano assodati. Ora ci
muoviamo prendendo l’informazione come vera e propria crisi estetica.
Ribaltiamo il ragionamento, lo portiamo alla modernità=portatore di rinnovamento
a una fase di crisi. L’informazione innesta una crisi, cioè che tipo di ricerca
estetica è possibile e prende coscienza di questa profonda trasformazione,
riuscendo a dare risposte significative e pregnanti? E’ tutto qui il problema,
è un processo sintetico, di interrogazione, e non di immediata risposta.
Bruno Taut, Glasshouse, 1914 |
MODELLO: già ne abbiamo parlato, visto nei tipi
metodologici, arrivato fino al diagramma, anche in casi di progettazione ricca
e estremamente complessa contemporanea, soffermandoci su Van Berkel.
C’è un concetto fondamentale che attraversa questo corso,
cioè che esiste un rapporto fortissimo di mutua influenza (di reificazione),
tra strumenti e cose che noi facciamo con questi strumenti. Non sono scisse,
non c’è un mondo di idee sconnesso dalla strumentalità, è un continuo loop tra
strumentalità e cose che noi facciamo nel mondo, anzi è reificazione di idee
all’interno del quale il concetto di strumento lo facciamo entrare in concezioni di tipo
scientifico, di rappresentazioni, tanto di tipo tecnologico, tanto di protesi
che allargano il campo. Quindi sia filosofico che tecnologico, anche perchè
sono molto più in rapporto l’una con l’altra di quanto si può pensare, basti
pensare al calcolatore elettronico, in cui entrano concezioni scientifiche. Il
concetto fondamentale è l’influenza di uno sull’altro, cioè creiamo determinante
cose proprio perché ne abbiamo gli strumenti, e si crea una circolarità. E’ lo stesso ragionamento di Borromini, senza la quale la sua ricerca non si sarebbe innescata, invertendo lo sguardo,
sovvertendo la chiesa. Poi l’autonomia dell’oggetto diventa elemento
fondamentale per muoversi dentro questo sistema.
Definizione reificazione |
Ritornando alla lezione precedente del BIM, abbiamo trovato
diversi livelli: semantico, intelligente, interattivo, che è la parola chiave
della lezione di oggi. Interattivo cioè che cosa? Abbiamo la possibilità di
avere in tempo reale il cambiamento di una serie di caratteristiche, di
componenti costruite ad albero, avendo continuamente verifiche “what if” che si
ripercuotono sul modello. Ma questo serve a fare La Rotonda di Palladio? Tutta
questa cosa serve a fare una cosa nata su tutt’altre componenti, nata da un'altra origine? Questo è il salto logico fondamentale. Siccome esistono sistemi
di passaggio tra strumento e il creare, vogliamo che le caratteristiche del BIM
si trasferiscano nell’architettura, cioè un’architettura intelligente, semantica,
interattiva. Perché abbiamo fatto la prospettiva? Per fare la grotta, per fare
il Romanico? Certo che no. Ma entra in loop, facciamo ipotesi possibili, ma è
una crisi perché non sappiamo esattamente cosa otterremo. Non è un processo
lineare, non è un processo facile, ma è un processo di sintesi, di salto e di
innovazione dell’estetica. Quindi queste nuove caratteristiche tendono a
reificarsi in nuove architetture, ma non per fare La Rotonda di Palladio, nè
Gropius, che comunque amiamo, però è importante interrogarci su queste
questioni. Quindi a questo punto si capisce il ruolo dell’interattività, dal
titolo della lezione, “il nuovo catalizzatore”. Il paradigma informatico ha
l’elemento catalizzante nell’interattività, perché su di essa convergono
moltissime componenti del paradigma informatico, cosi come la prospettiva e la
trasparenza prima. Questo concetto attraverso molte riflessioni negli anni di
questo corso, prima era solo principio, dapprima solo spaziali/tecnologici, oggi
legati anche all’ambientalità e a un’architettura quasi come fosse un essere
vivente, e l’ultimo libro della collana infatti affronta Toyo Ito.
Grin grin Parck, Toyo Ito, Fukuoka, 2005 |
In che senso l’interattività ha a che vedere con la metafora
e la continua riconfigurazione? L’interattività consente di creare delle
metafore aperte, invece di bloccare il rapporto simbolo/trascrizione, mentre si
creano strutture modificabili e navigabili, consente di avere delle storie
aperte, livelli di manipolazione estremamente più avanzati rispetto a un
rapporto puramente lineare. Fenomeni di questo genere sono da anni all’ordine
del gioco, basti pensare al mondo del gioco, in cui non c’è una
precostituzione. Questo solo per il primo livello, della comunicazione, ma
centra a livello molto più avanzato complesso e dinamico. Noi abbiamo strumenti
di tale livello di complessità che possono anche sgomentare, soprattutto se si
prendono tutti insieme, ma sono tracce per cominciare a pensare come alcune
delle componenti dei progetti finali possano lavorare su alcune di queste
componenti.
Molti esempi raccolti negli sulle questioni
interattività, ma prima è bene considerare che l’interattività la possiamo
vedere da 4 punti di vista.
Torre dei venti, Toyo Ito, Yokohama |
1 - INTERATTIVITA' FISICA: tradizionalmente è il più forte livello, cioè effettivamente componenti, elementi, spazi e
strutture dell’architettura si modificano interattivamente, al variare di
alcune situazione esterne variano fisicamente. In che misura ora cominciamo a poter dividere la fisica in: ordine meccanico e biologico/vivente/naturale,
cioè si può sottospecificare la fisica in almeno 2 ambiti.
Torre dei venti, Toyo Ito, metà anni ‘80: è uno dei primi
edifici interattivo e materiale, è una torre che sta sopra un parcheggio
sotterraneo. Sistema di doppie reti luminose a LED, varie componenti del
panorama urbano sono letti
algoritmicamente tramite sensori, che trasformano queste informazioni in effetti
luminosi, lungo questa torre. Livello performativo. La definizione di
architettura si modifica, è un cambiamento delle condizione fisica.
L’interattività ha a che vedere anche con il movimento, ad
esempio Calatrava, ma che non ragiona su input/output, come faremo noi, ma comunque
si concentra sul movimento, come possono reagire.
Hyperbody, Università di Delft, è uno dei gruppi più attivi,
“interactive installations”. In una prima fase è un approccio
performativo/informativo, di tipo artistico, invece noi lo leggiamo al concetto
di crisi e di necessità, perché c’è bisogno di fare costruzioni di tipo
interattivo.
Studio Azzurro, Venezia, 2014 |
2 - INTERATTIVITA' PROIETTIVA: più semplice e meno
complesso, e meno coinvolgente l’architettura. E’ uno strato che si sovrappone
alla realtà, attraverso il concetto di proiezione. Esempio in Italia, “gruppo Studio Azzurro”, gruppo pluridisciplinare all’avanguardia nella creazione di
ambienti interattivi di grande suggestione e bellezza, ad esempio mostra su De
Andrè, o alla Biennale. Si comprende come oggi il mondo dell’arte è fortemente
interattivo.
Poi altro gruppo, Blinkenlights, tedesco, lavora con i temi
dell’interattività riferiti a casi esistenti, con tecnologie semplici, esempio
a Toronto, loro giocano con la programmazione delle luci, non c’è un livello
proiettivo ulteriore, ma attraverso un sistema attivano le luci dell’edificio,
è come se fosse un muro pixelato, un raster, e ci potremmo fare ciò che
vogliamo. Esempio, edificio Alexander Platz, blocco anni ’60, è il primo caso in
cui hanno realizzato il sistema, giocando con le luci delle varie stanze,
giocando a pingpong.
Artista Miguel Chevalier, interattività proiettiva, lui crea
algoritmi trasformazionali dell’architettura, in spazi pubblici, fermate metro,
alberghi, trasformando informazioni originariamente algoritmiche poi
performative.
Museum of Modern Art, Realities United, Gratz |
Realities united, 2 fratelli tedeschi, che hanno realizzato
il sistema della pelle esterna del padiglione dell’arte a Gratz, insieme a un componente degli Archigram, che
si basa sul ragionamento di semplicità con grande effetto. Mettono piccoli neon
sulla pelle che possono essere digitalizzati, che possono contenere qualunque tipo
di informazione.
In Italia, anni 2.000, "Interaction design" di Ivrea, sia in
architettura che nel design. Arduino è nato anche in rapporto a questa scuola
di Ivrea, nato da ingegneri dell’Olivetti.
3 - INTERATTIVITA' PROCESSUALE: Cioè è il processo
progettuale che diventa interattivo, cioè il BIM. Cioè non è detto per niente
che l’architettura sia interattiva, ma che lo sia l’approccio, anche se oggi è difficile
far comprender questa cosa, mentre a noi sembra la più facile. Le due opere più significative in cui il
livello estetico entra nell’interattività, cioè Blur, di Diller e Scofidio, in
cui sicuramente l’interattività è l’elemento catalizzante, ma siamo all’inizio,
cioè non si sa se si può affermare che abbia la stessa importanza di
Gropius e della trasparenza. UNStudio si
reifica nell'interattività progettuale del Mercedes Benz e non a livello fisico
e proiettivo.
Blur, Diller e Scofidio, Yverdon-les-Bains |
Quindi in Blur si inserisce l'interattività con
l’ambiente, in cui la gente percepisce lo spazio, ma non la determina, invece nel Padiglione Ada, presentato nell'Expo Nazionale della Svizzera nel 2002, il fruitore entra effettivamente in rapporto con l’architettura
attraverso processi interattivi.
Altro ponte, cioè il mondo dell’interattività che funziona
attraverso i livelli cognitivi che vengono presi da queste nuove tecnologie che
leggono le onde del cervello e della vista trasformandole in movimenti reali,
ed è un mondo in arrivo, già ci sono esempi nel campo del gioco e in campo
medico. Esempio, Paolo Scoppola.
Uno degli altri temi interessanti, sono all’interno dei
materiali, perché l’interattività non è detto che sia solo al livello degli
apparati di costruzione, ma all’interno dei materiali stessi, grazie all’arrivo
nel campo delle nanotecnologie applicate ai materiali. In due parole cosa
significa nanotecnologie? Costruite all’interno del materiale stesso il
livello di modifica, e interattività, ad esempio il cemento che si auto pulisce,
o asfalti che sono in grado di mangiarsi CO2, ma poi anche il materiale stesso
si modifica. Molto di questa tecnologia è già entrata nel vetro, ma già
anche nell’edilizia esistono vetri di tutti i tipi. Esempio Padiglione dell’acqua di Carlo Ratti. Nel settore dell’auto la
“macchina GINA” è rimodificabile in maniera interattiva, della BMW.
Tecnologia Kinect |
Oggi attraverso i sistemi Kinect siamo in grado di creare
connessioni interattive a livello spaziale, in grado di leggere i movimenti
nello spazio, come la Nintendo Wii o la Xbox, nel gioco, ma è un sistema di
lettura input/output, che trasformano condizioni di tipo spaziale.
Il centro concettuale ha a che vedere con la reificazione e
con la crisi estetica. Cioè se il mondo dell’informatica è basata sulle
connessioni modificabili, noi ci chiediamo che a noi questi strumenti non ci
serveono per fare l'architettura del passato, ma ci serve fare architettura a immagine e
somiglianza del mondo dell’informatica, si devono travasare. Noi non parliamo mai
di mondo virtuale, perché? A noi non interessa molto di creare un mondo parallelo
in cui possono avvenire altri fenomeni, ma a noi invece interessa come queste
tecnologie si possano reificare in una nuova generazione di architettura, che per
natura è cosa vera e concreta, non ci muoviamo nel mondo digitale virtuale, ma
riportiamo sempre alla materialità.
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