Frank O. Gehry |
Questo approccio sul modo in cui nel mondo del 3D di creare
oggetti va quasi in parallelo con alcuni modi del mondo, di creare proprio il mondo
stesso. Abbiamo cercato di creare diversi link tra mondo fisico e mondo dell’informatica,
creando dei ponti concettuali, sperando che qualcuno venga attivato, anche se
gli altri rimarrano canali spenti. Il problema è che un po’ tutto quello che si
fa in campo creativo, va prima immaginato in qualche maniera, va prima
concettualizzato. Questa è una tecnica fondamentale per portarci verso qualche
passo innovativo e intrigante.
Mentre Eisenman è un architetto planare, Gehry invece è un
architetto tridimensionale, delle masse, con un approccio tridimensionale.
Quindi tanti di quei ragionamenti fatti in ambito generativo, hanno qui forti relazioni.
L’altra ragione molto forte è che Gehry a un certo punto della sua carriera ha
preso di petto proprio questa questione dell’Information Technology, tanto da
costituire un gruppo, la Gehry Technology, che ha offerto servizi altamente
specializzati nell’ambito CAD.
Ferramenta nonno di Gehry |
Innanzitutto c’è una foto chiave. Quando il Prof. ha messo
di fronte Gehry alla questione dell’imprinting, lui ha risposto che il suo
paesaggio originario, il paesaggio mentale, il suo immaginario, è il negozio
di ferramenta del nonno. Se non si capisce questo che è il DNA originario di
tutto il mondo di Gehry, non si ha una chiave fondamentale. Quindi, Gehry innanzitutto
si chiama Frank Owen Gehry, e Owen è il cognome di un industriale socialista
dell’800, illuminato, è il simulacro del pensiero liberalizzante, e il suo
famoso nonno è proprietario del ferramenta, ed è Gehry stesso a descrivere questa storia.
Quindi lui parte all’interno di questo mondo molto popolare, a Toronto, da
famiglia ebrea, e lui è soprannominato "fish", perchè puzza. Così parte la sua
carriera. Nell’immediato dopoguerra, la famiglia si trasferisce a Los Angeles,
e va a vivere nel centro città. Di solito i centri città americani sono i più
violenti e i più degradati, ci sono i suburbia della classe media, quindi una
città caotica, nella città del cinema. Si sposa con una segreteria e riesce ad
iscriversi all’università, un poco sostenuto anche dalla moglie, perché in
America è oneroso dal punto di vista economico, e riesce a laurearsi a metà
anni ’50. Lavora in grande studio di Victor Gruen, che è uno degli architetti
che si trasferisce dall’Austria a Los Angeles, (oltre a Neutra e Schindler,
molto più famosi). Dopo un po’ di tempo, siccome la missione degli architetti
degli anni ’50 era il planning, perché siamo negli anni del dopoguerra, quindi
la speranza dell’urbanistica come elemento risolutivo, come elemento
politicamente impegnato per cambiare la società, è il faro. Quindi lui va a
Harvard, prende il diploma in planning, ma poi ritorna a studio da Gruen come
se niente fosse. Fa un servizio militare e progetta qualcosa, come il genio
militare. A un certo punto capisce che sta bloccato e fa una cosa. Prende e se
ne va in Francia da un architetto francese, non di primo livello, né Le Corbusier,
né Garnier, sta un anno con la moglie e i figli in questa situazione. Nel 1962,
all’età di 33 anni torna in America e apre uno studio. E uno può pensare che
comincia il vero Gehry. Ma così non è. Infatti, per comodità di analisi,
abbiamo suddiviso la sua opera in 6 parte, descrivendone ognuna attraverso dei
verbi. Questi verbi servono ad illuminare l’azione prevalente che Gehry fa in
queste fasi, sono come delle calamite, che fanno comprendere l’atteggiamento
progettuale prevalente nelle varie fasi.
FASE 1 - ASSEMBLARE
Casa-studio Danziger |
Stiamo in una Los Angeles in rapida crescita, e lui come
architetto fa subito abbastanza bene, inquadra abbastanza bene. Ma i suoi
lavori di prima fase sono lavori di un normale professionismo americano, di una
certa pulizia, di una certa coerenza, ma tutto lascerebbe immaginare eccetto
quello che poi è successo. Gehry per circa 15 anni lavora all’interno di
coordinate molto tradizionali, di un professionismo buono, serio, quindi tutto
fa pensare a un’evoluzione eccetto quello che poi accadrà. In questa fase però
dal punto di vista dell’esistenza, è legato al mondo degli artisti che vivono
in California. Pure se è un professionista abbastanza tradizionale in questa
fase, però appartiene a questo mondo, a questa cultura un po’ underground,
nella Los Angeles degli anni ’60. Quindi in queste occasioni fa delle piccole
opere, dal ’62 al ’68, lui fa già delle cose che sembrano indicare qualcosa di
diverso, e sono sempre case per artisti sostanzialmente suoi amici, ma il resto
della produzione è tradizionale. 2 opere che sono case per artisti. Casa-studio
Danziger: si vede l’approccio quasi di chiusura massiva verso l’esterno, come
fosse una scatola, che richiama l’architettura di Kahn che veleggia in quei
tempi. Quindi un’architettura molto secca, molto pulita, ma molto diversa dalla
sua carriera tradizionale.
Casa-studio Davis |
Casa-studio Davis: Altra opera, sempre nello stesso momento,
una sorta di pre-Gehry, in cui a lui interessa molto fare una pianta ad
andamento trapezoidale, ponendosi in una posizione insita dinamica, instabile.
Queste sono le uniche due opere di questa prima fase, per
capire un po’ cosa bolle in pentola, anche se in realtà ancora non si capisce
cosa succede.
Cosa succede nel 1978? Gehry si azzera. Questo concetto dell’azzeramento
è un concetto molto interessante nella vita di una persona, ma soprattutto
nella vita di un’artista, di un professionista, ed è lo stesso processo che
stranamente avviene anche in Eisenmann, Sauer, e per ragioni diverse anche in
Kahn, decidono di azzerare e ricominciare. E Gehry fa tutta una serie di scelte
importanti, prima fra tutte, chiude lo studio. Studio impostato sul tradizionale
professionismo americano, di circa 45 persone. Secondo va in analisi, perché
pensano di entrare in loop secondo loro negativi, e si sente di chiudere lo
studio. E l’altra componente fondamentale dell’azzeramento, divorzia e si sposa
con una donna con cui condivide il nuovo studio. Si azzera volontariamente e
ricomincia, iniziando un forte rapporto con l’arte. Il rapporto tra pensiero
artistico e architettonico è sentito depauperante a livello professionale,
quindi decide di stringere un forte rapporto con l’arte.
Pop Art |
Robert Rauschenberg |
Pop Art è un arcipelago in cui ci sono
tendenze diverse e spiriti diversi. All’estrema destra c’è Andy Wharol,
grandissimo pubblicitario di partenza, che fa un salto, trasformando l’immagine
comunicativa, seduttiva, nel mondo della pubblicità, all’interno delle
coordinate della ricerca artistica, anche all’interno del cinema. Altri artisti
come Roy Lichtenstein. Altri artisti trasformano la società dei consumi, fra
tutti Claes Oldenburg, che lavorerà con Gehry, che gioca dilatando gli elementi
dell’immaginario della società di massa. Poi c’è l’ala, chiamiamola a sinistra,
diversa da Wharol, che ha un approccio materico, in cui si assemblano i
materiali, che è la logica dello scarto. Da una parte c’è il consumo della società
di massa (Coca Cola, Marilyn, ecc.), all’opposto c’è lo scarto che diventa
generatore di nuove forze. Questa idea è fondamentale per Gehry, perché? Perché
gli si lega subito con l’imprinting. Col bricolage, col collage, gli entra a
far sistema, ma anche il suo hobby, gli è sempre piaciuto andare in giro per
gli smorzi, alla ricerca del materiale, ecc… Quindi Pop Art dell’area dura, non
quella di Wharol ma quella di Robert Rauschenberg.
Mimmo Rotela |
Arriva la casa simbolo di Gehry, che è il simbolo di tutto,
una nuova idea che lui ha in mente, azzera il professionismo, e riparte. Perché
è cosi importante nel nostro ragionamento? E’ una casetta classica americana
che loro comprano in un suburbio americano, con tetto classico. E’ importante
capire il contesto, fatto di casette in stile, col giardino rasato, fa parte
del paesaggi nativo. Fanno un salto, un’opera che si basa sull’assemblamento.
Casa Gehry, Santa Monica, 1978 |
Prima parola chiave: ASSEMBLARE. Questa parola, la stessa
idea di parola, è immediatamente tridimensionale. Se noi abbiamo un 3D, o un plastico,
è facile procedere per assemblamento. Ma assemblare non vuol dir comporre, dove
invece si ha già un’idea. Assemblare significa mettere insieme cose molto
eterogenee, che avvolgono la “casetta delle bambole”, che lui non tocca. Quasi
sembra di vedere lui andare allo smorzo e prendere: la porta non finita,
lamiere grecate, le reti che cominciano a diventare “trade marker”, è quasi la
rete metallica all’interno di questi oggetti diventa molto simbolica.
Spazialmente cosa fa? Pianta terra e primo. Sopra crea una camera da letto,
unendo due ambienti, molto scenografico, sotto crea una “L” in cui c’è la
cucina. E poi la casa ha un’idea di materiali duri non finiti, per esempio la
cucina ha l’asfalto come pavimento. Le reti servono anche per non fare uscire
fuori i bambini. Comunque questo artista
che già aveva fatto una trentina di opere con questa casa azzera.
Pianta Casa Gehry, Santa Monica, 1978 |
Quando ricomincia, comincia poco alla volta, ha pochi
progetti, pochi progettisti, sembrano opere di un giovane, una casa, piccoli
progetti.
Altra casa la “Wagner”.
Rigioca con l’idea del trapezio, con 2 oggetti in tensione. Ma guardando le
piante di Gehry si capisce subito che è un professionista, funziona la pianta
pur nella sua originalità e stravaganza. La casa funziona a “split level”,
divisa in 3, hanno mezzo piano di differenza l’uno dall’altro.
Altra casa, a Los Angeles, "Casa Familian", nello stesso momento, anche
questa non realizzata. Lavora sempre con sistema binario, 2 elementi in
tensione.
Casa Spiller, 1978 |
Poi fa una casa un poco più grande e complessa, la “Casa Spiller”.
E’ molto interessante capire come funziona, perché è un “trucco americano”,
visto utilizzare anche da Sauer. Perché dal punto di vista organizzativo, la
famiglia compra un lotto prospicente il mare. Qual è l’operazione importante?
E’ divisa in unità immobiliari, una “casa patio”: una parte più grande e una
più piccola. Una può essere affittata con cui ci paghi il mutuo, e l’altra dove
vivere. Ma l’idea è che Gehry tira fuori un’altra parola: “cheapscape”. Scape è
il suffisso che vuol dire scenario (landscape, townscape), lui lo usa per dire “paesaggio
povero”, “residuale” (parola scelta da Zevi per il libro), ma il concetto
naturalmente deriva dalla Pop Art. L’idea che l’architettura si sintonizza, non
col paesaggio alto, fatto di allineamenti, ma si sintonizza col paesaggio
povero, quindi trasforma, l’architettura serve per trasformare una nuova
estetica. Ecco perché la nuova estetica è sempre un salto col nuovo mondo: la
nuova estetica presuppone un salto, un cambiamento dai modelli attuali. E’ un
concetto diverso. Creano categorie diverse attraverso cui guardare il mondo. Il
mondo dello scarto, del paesaggio, della periferia, da ininfluente diventa
alimento: questo è il salto grosso con la parola “cheapscape”, col quale attraversa questa creazione, in cui si combina tutto, e fa il salto. Ma
attenzione, ancora non se lo filava nessuno. Queste cose non erano niente
all’epoca, il re era Charles Moore, che fa le Piazze d’Italia, Robert Stern che
fa grattacieli, quindi Gehry è completamente un outsider, c’è poco e niente,
non ci sono libri.
FASE 2 - SPAZIARE.
FASE 2 - SPAZIARE.
Casa per un Film Maker, Los Angeles, 1981 |
Cambiamo verbo. Dopo questa pima fase guardiamo altri lavori
con parole chiave. Basati sui verbi, per capire il modo di operare per fare un
progetto, si dovrebbe sapere cosa fare, ma non le dice Gehry, ma le dice il Prof. che legge Gehry attraverso queste coordinate. La fase cosa vuol dire?
Vuol dire che fa una cosa nuova? No. Ci sono mille sfumature, ma ci illumina su
qualcosa in particolare che non era precedentemente visibile. E’ l’idea che
l’architettura che si fa nello spazio intercluso. E’ lo spazio tra li oggetti,
ma non lo spazio in sè. Nello schizzo segna quello che è il progetto. "Casa per
cineasta", parte realizzata e parte no, per Spielberg si diceva. Non sembra una
casa, ma sembra un villaggio, è un gioco concertato di pezzi che si parlano
l’uno con l’altro, attorno, o che creano degli spazi. Quello che è veramente
importante è lo spazio tra le cose, e non l’oggetto in sè. E’ l’idea dello
spazio urbano Barocco, della concertazione tra le parti, non ha a che vedere
con la Pop Art. E’ ibridata nel Post-Modern, sono loro che cominciano a riguardare
lo spazio barocco, Villa Adriana, ma lo fanno con logica di memoria. Lui invece
ripensa il meccanismo. Ecco perché l’idea di villaggio, basti guardare Charles
Moore. L’idea dell’architettura creata e generata che essa forma e non degli
oggetti, ecco perché la chiamiamo “spaziare”. Questa casa è un simbolo di
questa operazione, per creare spazi e sequenze spaziali. Per fare questa
composizione, in questo momento, lui ha quest’idea che gli attori sono
personaggi, quindi in qualche maniera sono figure. Quindi non posso metterci la
casa di Rietveld che è astratta, quindi metto delle figure, non posso mettere
macchine astratte, sono memorie dirette. Possono far pensare a magazzini degli
studios. Negli schizzi sono sicuramente figure. E questa è una cosa abbastanza
tipica della conformazione dello spazio attraverso questa composizione.
Primi anni ’90, sente molto questa cosa. "Complesso
residenziali Wosk". 3 case, ciascuna una figura di una rappresentazione.
Residenza Winton, Wayzata, 1983 |
Loyola Low School, Los Angeles, 1978 |
FASE 3 - SEPARARE
Edgerman Center, Santa Monica, 1984 |
Questo progetto più grande degli altri, "Centro commerciale, uffici e museo a Edgemar" è un progetto
prototipico. Perché? Per una serie di atteggiamenti, per il taglio, e la
memoria delle altre operazioni è presente, e poi è prototipico perché è un
piccolo progetto di mixitè, con banca, centro culturale, ecc…. E’ un vero e proprio
taglio, come un fiume che scava, riconoscibili, ma non propriamente figurative.
Come sempre una logica commerciale, questo è un progetto molto utile dal punto
di vista commerciale.
Norton House, Santa Monica, 1982 |
"Clinica universitaria di Yale", a 100km da New York. Interessante è come fa la scala, con figuris, che vuole rendere come oggetto incuriosente. Ha prime 2 rampe esterne, poi diventa volume.
Altra opera in cui avviene ulteriore passaggio è il "Museo
Aerospaces" a Los Angeles. Meta anni ’80. Questa tecnica del separare, tranciare
e avere pezzi, non diventano pezzi con figuris, ma Pop Art, che diventano
composizione, con spazi dilatati. Una cosa è fare una scatola e mettere sopra
una papera. In realtà l’edificio è il terminale della testa di un grosso hangar
che si sviluppa dietro. Risolto brillantemente dal punto di vista organizzativo:
al centro, punto distributivo a vari livelli, e ai lati altri fatti. La chiave
è la decisione molto Pop di prendere l’aereo vero e appiccicarcelo non proprio,
ma entra a far parte della composizione.
Museo Aerospace, Los Angeles, 1982 |
Altro edificio, ideato da Claes Oldenburg, ditta pubblicitaria importante,
a meta degli anni ’80. Leit motiv sembra una foresta pietrificata. Ma l’idea di
piazzare l’oggetto Pop all’interno di questa cosa è una maniera.
Altra opera, "Ristorante Fishdance", Giappone, il fatto del soprannome di “pesce”,
da fatto negativo diventa positivo, e marchio, perchè ormai è diventato grande.
Altra realizzazione, "Centro commerciale a Barcellona", ci sono grattacieli, e
rifà un altro pesce. Da questo pesce nasce la storia del “Gehry digitale”.
Altro edificio, "Biblioteca di quartiere finanziata da Franz Goldwin",
sempre con la tecnica del tranciare, separare. Smentisce molti luoghi comuni su
Gehry, tradizionale, basilicale, razionale, poi fa una cosa molto bella, fa una
simmetria biassiale. E’ una semplice operazione, che crea una sorta di particolare
dinamica, sulla strada del contesto, differenziandosi.
Dopodichè comincia ad avere commissioni più importanti, come case
per ricchi. Può fare molto a livello figurativo, in particolare in 2 opere. Nella "Casa Sirmai Peterson" c’è una certa
compiacenza, come se si sentisse troppo bravo. Approccio con forme che colpiscono
molto l’occhio, in realtà ci sono degli impianti.
Schnabel House, Brentwood, 1986 |
Nell’86 mostra interessante. Mildred Friedman, organizza
mostra monografica su Gehry. Riconoscimento importante sul suo percorso. E’ una
mostra/installazione, in cui lui realizza una serie di opere Pop, come sedie in cartoncino pressato, pesci fatte a
scaglie con materiali plastici.
FASE 4 - FONDERE
Lui si inventa un’altra modalità che chiamiamo del "fondere".
Da un certo punto di vista fa pensare a una logica CAD, Booleana, serie di
pezzi fusi insieme. Qual'è il passaggio successivo dopo il separare? E’ che
dopo vengono fusi di nuovo insieme. Molto bizzarro. Su Gehry vengono dette
banalità terrorizzanti. La cosa del Gehry scultoreo è talmente ovvia, ma in realtà
c’è tutto un mondo e professionismo dietro, che non si riescono a immaginare.
Il momento del fondere è interessante e diverso.
Museo Vitra, Wheil am Rhein, 1987 |
Altro edificio, "American Center" a Parigi, del 1988. Ha avuto un successo forte
nell’immaginario, tanto che Zevi ne fece un libro. Ma in realtà fu sfortunato,
perché la gestione non funzionò, e chiuse.
Al solito, il centro del ragionamento è l’atrio, in cui avvengono i
momenti di collisione più forti, come una sorta di piazza coperta.
Ginger e Frank, Praga, 1992 |
Nelle altre opere che fa sempre all’interno di questo
momento storico? Nell'Università di Toledo, in Ohio, fa uno schema semplicissimo, fa una galleria, che distribuisce
vari corpi. Crea una relazione con gli edifici esistenti, quindi una piazza
dinamica tra l’uno e l’altro. Poi che fa? Attacca i vari pezzi sulla galleria,
liberamente, cioè lo schema organizzativo è semplice, e qui prescinde dalla
forma.
Attraverso dei sistemi lui acquisisce il funzionamento della
macchina, cioè inserisce pacchetti preconfezionati, e poi inserisce volumetrie
stravaganti, è proprio questa la genialata. E’ proprio perché mette le
“scatolette” che le macchine funzionano. E’ il trucchetto che consente di fare
gioco nelle composizioni d’insieme, ci gioca, le tratta, ma sono blocchetti di
servizio.
FASE 5 - SLANCIARE
Disney Auditorium, Los Angeles, 1988 |
Museo Guggenheim di Gehry. Che succede qua? E’ un’opera di
grandissima rilevanza sotto molti punti di vista, è un incrocio di tante cose
dette finora. La storia della città di Bilbao, è una città industriale, la
capitale industriale della Spagna. E’ uno sviluppo che ha lungo il fiume uno
sviluppo importante. Come noi sappiamo benissimo, questo tema del passaggio
dalla "città industriale" alla "città dell'informazione", ha investito tutte le grandi
città dell’occidente, ed è una mega crisi. Il passaggio da un modello all’altro provoca
disoccupazione, ma soprattutto dal punto di vista fisico, le grosse aree
industriali all’interno della città, non più produttive, comportavano gravi danni.
A Londra il grande tema dei “Dockland”, ecc… La città di Bilbao affronta il tema,
e lo fa all’interno di un sistema efficiente, culturalmente alto, in cui l’amministrazione ha un livello culturale alto, cosa che in Italia non
c’è. Ma abbiamo delle personalità che hanno dei ruoli di tipo politico
amministrativo, ma hanno una visione alta, quindi capiscono che c’è bisogno di
cambiare direzione verso il terziario avanzato, verso l’informazione, e la conoscenza.
Varie operazioni importanti si susseguono. Creano un nuovo aeroporto, riqualificano il fiume Nervon, creano la precondizione per un?architettura di qualità che spinga verso questa direzione.
Queste personalità avevano uno spessore alto, quindi che pensano? Esiste il
Guggenheim, ma che è? Sono ricchissimi americani che da generazioni, dagli
anni ’40-’50 , capiscono come investire nell’arte alta, ma non è un Museo Nazionale Americano, ma è un museo della famiglia
privata. Capiscono già abbastanza presto che possono territoliarizzarsi oltre
New York, come già avvenuto a Venezia. Questa politica di fine anni '90 ha un personaggio, Thomas Crenz, è direttore operativo del Guggenheim, è critico, ma anche manager. Quindi si fanno ipotesi avanzate di fare dei musei altrove. In particolare un
museo arrivato a un livello alto di progettazione è quello in Austria, di Hollein. Questo è lo scenario. In questo scenario
arrivano gli spagnoli. Per 30 anni è stato grande propulsore di interventi
artistici, con Barcellona, poi improvvisamente con la bolla economica si
smontò. Ma in questo scenario si fa una telefonata a Crenz, chiedendo di venire
a Bilbao e pensare a qualcosa? Noi abbiamo individuato un edificio che può
essere interessante per voi, lungo le rive del Nervion. Ci va, ma rimani un po’
sulle sue. Dopodichè che fa? "Ho un amico bravo, e la prossima volta mi porto
l’amico bravo". Primo contatto nel febbraio del ’91, e nel maggio viene con
Gehry. Che fa Gehry? Applica un trucco, che applica sempre. Vuole un architetto
che gli faccia da guida della città, un giovane architetto. Arriva Gehry,
vede questo edificio, di cui non gli frega niente, e se ne vanno in giro per la
città, vedendola sotto punti di vista, e vede delle cose dall’alto, essendo
collinare, ma hanno solo una mappa della città, e Gehry deciso impone: "qui bisogna fare
l’edificio!"
Sulla mappa turistica segna 3 frecce rosse, non li dove dite voi,
ma qui. Perché li? Perchè è il luogo più incasinato della città, e lui lavora
lì, non sulle griglie di Aldo rossi, ma l’architetto capisce il luogo in cui si
può esprimere, ha un luogo nativo che ha in sè, non conscio, come nel
laboratorio. Gehry sceglie il luogo più incasinato di tutta la città:
all’incrocio del ponte, il lungofiume, l’edificio dismesso, la città storica che arriva
lì a pochi passi, quindi più cheapscape di così non si può. Se lo sceglie lui. E ritorna a Los
Angeles. Che fa Bilbao? Non gli dice ok. Fanno un concorso per inviti, su
quest’area, e chi invitano? Gehry, Coop Himmelblau, e un giapponese. Questi 3
fanno 3 proposte. Nel Settembre '91 vince il concorso, e qui parte l’avventura,
che finisce con l’inaugurazione nel '99 ad un costo di 100 milioni di dollari. Tanto per fare un paragone in simultanea, la
copertura dell’Olimpico di Roma è costata 180 milioni di dollari. Cosa succede
in questa opera? La si può leggere attraverso 5/6 parole chiave.
Città di Bilbao, vista aerea |
Città di Bilbao |
Guggenheim Museum, Bilbao, 1991 |
Schizzo di Frank Gehry |
Atrio del Guggenheim Museum |
Pianta del Guggenheim Museum |
Cioè non si è mai costruito un museo tanto funzionale come il museo di Gehry, e stiamo parlando di parametri di funzionalità. Questa cosa è stata detta dall’organizzatore del Museo. Qual è il trucco? perché funziona? La pianta. La "conquista del centro", attraverso cui il sistema funziona, che abbiamo visto in nuce nell’opera di Gehry. Qual è la cosa difficile di avere un centro? Se costruisci una massa intorno, prima che ci arrivi passa tempo, ma se tu apri le ali ci arrivi in un attimo, lo apro le braccia. Cosa si inventa, cosa fa? Tutto molto logico. Deve cercare di portare il più direttamente possibile al centro, apre le feritoie. Crea la scalea che porta alla biglietteria, e arrivi all’atrio che è al centro, che dà una sensazione a cattedrale, di spazio dilatato al centro, come nel transetto. Attraverso questo sistema conquista il centro. Risolve l’accesso, risolve le file delle persone, è una soluzione iperfunzionale, altro che scultoreo. E’ uno dei sistemi di accessibilità più funzionali mai viste, e creano il momento d’attesa ricco e interessante. Altra genialata, il museo è distributivo, quindi una regola: non lo occupi il centro, ma lo periferizzi, non ci metti i volumi in mezzo, i sistemi distributivi non al centro, ma li metto attorno al centro, e non nel mezzo, mai occupando il centro, il centro serve in questa maniera. Altra genialata sono i tre bracci diversi: uno con una serie di scatole, ampolle; un altro con un braccio lungo; distinti in base a quello che ospitano, alla funzionalità. La cosa che Wright si inventa, la rampa, e appendi il quadro a 2 metri di altezza, è una cosa. Qui l’arte ha ambienti a loro confacenti, sono gli ambienti che si adattano all’oggetto arte e non viceversa, Ad esempio lo "spazio a balena", ma dove lo mando il corpo? Decide che và sotto il ponte e sbuca dall’altra parte, e questo asse determinerà una serie di cose.
Ponte sul Nervion |
Altra cosa fondamentale della musealizzazione normale, come
vuoi i quadri tradizionali esposti? La parete ceca, vogliono una scatola,
l’ultima cosa che vogliono è la finestra, che crea problemi con la luce. A si?
Creano 4 scatole per 3 piani. E’ il sogno ideale per chi voglia esporre un Picasso, ma
completamente assurdo se voglio esporre il coltellino svizzero di 40 m.
Dopodichè altra genialata è la mostra di artisti contemporanei, che vivono nel Guggenheim
per 3 anni, in cui stanno lì per l’allestimento di questo artista, e se lo
gestisce da solo, nelle ampolle. Di cosa c’è bisogno in un museo contemporaneo?
Servono ambienti di mixitè: bar, bookshop, come lo stadio, da monofunzionale, a
multifunzionale. Il museo non è solo il luogo dove vai a vedere il quadro, prendi e
te ne vai, ma resti lì, e si creano concatenazioni tra di loro, rimani li al
ristorante, al bookshop, ai laboratori di ricerca, che sono tutti fruibili
dall’esterno, ma fruibili anche da un'altra genialata, perché funziona come
collegamento tra fiume e città vecchia, serve da ricollegamento, riappropriazione
del Nervion, passo all’esterno, giro e mi vivo la banchina sul fiume sospesa,
quindi parliamo di spazio pubblico, “urbanscape”.
Modello informatico |
Cantiere |
PERCHE’ COMPUTER? Non per la gestione dei volumi e delle
mesh. Come faccio a gestire un sistema di 8 equazioni in sistema, col
pallottoliere? Il livello di complessità, di aggiustamenti delle equazioni, se
non ho un sistema abbastanza veloce a calcolarla, come faccio? Non potrei! Se
cambio il modello tridimensionale, devo avere lo strumento che mi consente di
fare in automatico piante, sezioni, altrimenti faccio il trullo. Il passaggio
rapido di informazioni da un’equazione all’altra. Quindi si basa sulla
specificità dei software “Gehry Technology”, ma non è solo un discorso di
software, ma anche a livello costruttivo come la pietra da taglio. Quindi il PC entra come fortissimo acceleratore di tutta una serie di cose che già Gehry ha
nel suo immaginario, non è la generazione del Grasshopper, o del diagramma di UNStudio, ma
lo ha nel suo "imprinting", ma il PC gli consente di fare queste cose, ma non fa
parte del suo paesaggio nativo, Gehry non nasce con Grasshopper, nasce col nonno socialista dentro il ferramenta, diverso da Van Berkel, che nasce col
diagramma.
Casa Lewis, Cleveland, 1989 |
"Louis Vuitton", Parigi, Non è la traiettoria Boccioniana, ma
ali di farfalla.
BENVENUTI AL CULTO GRANDE ILLUMINATI
RispondiEliminaSei un uomo d'affari o un artista, Politici e vuoi
diventare grande, potente e famoso in tutto il mondo, unitevi a noi di diventare uno dei
il nostro membro ufficiale di oggi. si è data la possibilità ideale per visitare
gli Illuminati e il suo rappresentante, dopo le registrazioni è completato
da voi, nessun sacrificio, o la vita umana necessaria, culto degli Illuminati porta
lungo la ricchezza e famoso in vita, si ha un accesso completo a sradicare
povertà lontano dalla tua vita ora. solo un membro che è stato
iniziato nella chiesa di Illuminati hanno l'autorità per portare
qualsiasi membro della chiesa, quindi prima di contattare qualcuno si deve essere
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la tua vita, Illuminati fanno la loro membro felice, dopo l'inizio vi verrà data la somma di 2 milioni di dollari e una casa in QUALSIASI PARTE DEL MONDO ...
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Squadra Saluti ..